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Le origini dell’industrializzazione saronnese

Al momento dell’Unità, fra le località dell’Alto Milanese capoluogo di distretto, Saronno manifestava un evidente ritardo nell’avvio dell’industrializzazione. Le particolarità geografiche della zona, caratterizzata da limitate possibilità d’impiego della forza idrica reperibile sul territorio, avevano infatti tenuto Saronno ai margini di quella rivoluzione industriale che si era andata affermando già prima dell’Unità nel Circondario di Gallarate e che ebbe come asse dello sviluppo il fiume Olona.

L’energia della macchina a vapore – sostengono Brusa ed Ambrosetti – è stata la sola a permettere la rivoluzione industriale a Saronno; il torrente Lura non aveva mai consentito un impiego su larga scala della forza idraulica, usata solo in casi sporadici collegati ad attività a carattere artigianale come quella molitoria.

Sarebbe però riduttivo attribuire il ritardo dell’industrializzazione nel Saronnese unicamente agli svantaggi derivanti dalla mancanza di forza idrica, poiché anche l’impiego del vapore si diffuse più tardi rispetto agli altri distretti dell’Alto Milanese. Semmai la maggiore lentezza dello sviluppo industriale va individuata in alcune specificità locali.
[…]

Prima dell’Unità alcune indagini rilevarono la presenza nel Distretto di Saronno di attività legate alla lavorazione della seta. L’inchiesta del 1839 di Karl Czoernig sull’agricoltura e sulle condizioni di vita degli agricoltori lombardi, alle domande, se il territorio fosse coltivato a gelsi e la “filatura dei bozzoli” avvenisse in “sito” oppure altrove e chi fossero le persone addette alla filatura, si rispose che in generale il territorio è coltivato a gelsi, i bozzoli si filano in sito, o quanto meno nel distretto, per la filatura dei bozzoli si adoperano persone tutte del paese, ossia del distretto.

Non sono presenti nell’inchiesta ricordata riferimenti ad altre attività industriali come quella della concia dei pellami che si trova nello studio di Melchiorre Gioia d’inizio Ottocento.

Nel 1846 l’inchiesta del Frattini riportò per Saronno l’esistenza di 3 imprese che impiegavano 20 telai per la filatura del cotone localizzati nel “borgo” e 13 nei dintorni, complessivamente 33 telai, una presenza alquanto modesta se paragonata ai 5.642 del Distretto di Busto Arsizio ma che pur sempre testimoniava, anche se in modo marginale, una tendenza in atto. Erano quasi certamente telai situati nelle case di contadini che si dedicavano alla tessitura durante i periodi in cui l’attività agricola rallentava per le pause forzate derivanti dal ciclo stagionale del lavoro dei campi.

Al momento dell’Unità non furono più segnalate nemmeno quelle modeste attività manifatturiere indicate nelle inchieste preunitarie. Il censimento della popolazione del 1861 infatti non riportò fra gli abitanti nessun addetto ad attività industriali.
[…]

A testimoniare che però anche a Saronno vi erano fermenti imprenditoriali era lo stesso censimento del 1861 che segnalava la richiesta di Giuseppe Volontè alla Regia Sotto Prefettura del Circondario di Gallarate per impiantare una fabbrica di «colla forte ed amido». L’autorizzazione giunse nel dicembre del 1861 e consentì l’avvio della produzione di colla a cui seguì quella di concimi e sapone.

La lavorazione della colla – com’è noto – necessita di residui della conceria e degli scarti della macellazione quali ossa ed interiora, oppure del mais, questi presupposti erano tutti presenti sul posto al momento in cui la fabbrica iniziò la produzione: il processo di trasformazione dei pellami era stato indicato in uno studio preunitario come una delle attività industriali presenti nella borgata.
[…]

Il decennio 1879-89 coincise pertanto con il periodo che a ragione va considerato come la fase d’incubazione dello sviluppo industriale locale.

Nella seconda metà del decennio 1880-90 sorsero due aziende di costruzioni meccaniche legate alla fabbricazione di locomotive e motori e due nuove aziende tessili.

Saronno fu interessata da importanti investimenti stranieri, si insediarono alcune importanti aziende: Maschinen Fabrik (costruzioni meccaniche), Torley (trecce e nastri), Poss (cotonificio), che iniziarono le loro attività tra il 1889 e il 1894. Nello stesso periodo si svilupparono alcune significative iniziative imprenditoriali con capitali locali di cui furono protagoniste le famiglie Lazzaroni (biscotti) e Parma (casseforti); infine va ricordata l’officina meccanica legata al deposito delle FNM.

Le moderne attività promosse dal capitale straniero fecero uscire la zona da una condizione di marginalità economica permettendo di recuperare in tempi relativamente brevi il ritardo che il Saronnese aveva accumulato rispetto alle altre località dell’Alto Milanese.

L’inchiesta industriale del Sabbatini sulle attività presenti nella provincia di Milano, promossa dalla Camera di Commercio nel 1893, evidenziava come Saronno vivesse in quegli anni una profonda trasformazione.

Molti degli stabilimenti tessili, nati alla fine degli anni Sessanta esaurirono presto il loro ciclo, tant’è che nell’inchiesta Sabbatini non sono più indicati; nel frattempo il settore meccanico aveva assunto un ruolo prevalente rispetto a quello tessile. Questo assetto strutturale dell’industrializzazione saronnese non subì sostanziali modificazioni nemmeno nel corso del periodo giolittiano mantenendo inalterata la medesima fisionomia per buona parte del Novecento.

Nelle motivazioni che indussero le nuove industrie ad insediarsi a Saronno prevalsero fattori quali l’accessibilità (dovuta alla ferrovia) ma anche il vantaggioso costo dei suoli, infine una manodopera remissiva, desiderosa di emanciparsi dal lavoro agricolo e disposta a salari più bassi di quelli che si percepivano nel capoluogo lombardo.

Non furono soltanto fattori esogeni quelli che indussero lo sviluppo industriale nel saronnese, non si può trascurare il ruolo dei liberali saronnesi, della classe dirigente locale, che seppe in alcune circostanze interpretare positivamente le tendenze economiche in atto in Lombardia mobilitandosi e anticipando analoghe iniziative di maggiorenti di altre località vicine.

(dai Quaderni del Museo MILS, n. 9, Giuseppe Nigro, Lavoro e industria a Saronno tra Ottocento e Novecento, Varese, Macchione Editore, 2018, p. 15-29.).

storia aziende saronno

 

 

Le origini dell’industrializzazione saronnese

Al momento dell’Unità, fra le località dell’Alto Milanese capoluogo di distretto, Saronno manifestava un evidente ritardo nell’avvio dell’industrializzazione. Le particolarità geografiche della zona, ...

Al momento dell’Unità, fra le località dell’Alto Milanese capoluogo di distretto, Saronno manifestava un evidente ritardo nell’avvio dell’industrializzazione. Le particolarità geografiche della zona, caratterizzata da limitate possibilità d’impiego della forza idrica reperibile sul territorio, avevano infatti tenuto Saronno ai margini di quella rivoluzione industriale che si era andata affermando già prima dell’Unità nel Circondario di Gallarate e che ebbe come asse dello sviluppo il fiume Olona.

L’energia della macchina a vapore – sostengono Brusa ed Ambrosetti – è stata la sola a permettere la rivoluzione industriale a Saronno; il torrente Lura non aveva mai consentito un impiego su larga scala della forza idraulica, usata solo in casi sporadici collegati ad attività a carattere artigianale come quella molitoria.

Sarebbe però riduttivo attribuire il ritardo dell’industrializzazione nel Saronnese unicamente agli svantaggi derivanti dalla mancanza di forza idrica, poiché anche l’impiego del vapore si diffuse più tardi rispetto agli altri distretti dell’Alto Milanese. Semmai la maggiore lentezza dello sviluppo industriale va individuata in alcune specificità locali.
[…]

Prima dell’Unità alcune indagini rilevarono la presenza nel Distretto di Saronno di attività legate alla lavorazione della seta. L’inchiesta del 1839 di Karl Czoernig sull’agricoltura e sulle condizioni di vita degli agricoltori lombardi, alle domande, se il territorio fosse coltivato a gelsi e la “filatura dei bozzoli” avvenisse in “sito” oppure altrove e chi fossero le persone addette alla filatura, si rispose che in generale il territorio è coltivato a gelsi, i bozzoli si filano in sito, o quanto meno nel distretto, per la filatura dei bozzoli si adoperano persone tutte del paese, ossia del distretto.

Non sono presenti nell’inchiesta ricordata riferimenti ad altre attività industriali come quella della concia dei pellami che si trova nello studio di Melchiorre Gioia d’inizio Ottocento.

Nel 1846 l’inchiesta del Frattini riportò per Saronno l’esistenza di 3 imprese che impiegavano 20 telai per la filatura del cotone localizzati nel “borgo” e 13 nei dintorni, complessivamente 33 telai, una presenza alquanto modesta se paragonata ai 5.642 del Distretto di Busto Arsizio ma che pur sempre testimoniava, anche se in modo marginale, una tendenza in atto. Erano quasi certamente telai situati nelle case di contadini che si dedicavano alla tessitura durante i periodi in cui l’attività agricola rallentava per le pause forzate derivanti dal ciclo stagionale del lavoro dei campi.

Al momento dell’Unità non furono più segnalate nemmeno quelle modeste attività manifatturiere indicate nelle inchieste preunitarie. Il censimento della popolazione del 1861 infatti non riportò fra gli abitanti nessun addetto ad attività industriali.
[…]

A testimoniare che però anche a Saronno vi erano fermenti imprenditoriali era lo stesso censimento del 1861 che segnalava la richiesta di Giuseppe Volontè alla Regia Sotto Prefettura del Circondario di Gallarate per impiantare una fabbrica di «colla forte ed amido». L’autorizzazione giunse nel dicembre del 1861 e consentì l’avvio della produzione di colla a cui seguì quella di concimi e sapone.

La lavorazione della colla – com’è noto – necessita di residui della conceria e degli scarti della macellazione quali ossa ed interiora, oppure del mais, questi presupposti erano tutti presenti sul posto al momento in cui la fabbrica iniziò la produzione: il processo di trasformazione dei pellami era stato indicato in uno studio preunitario come una delle attività industriali presenti nella borgata.
[…]

Il decennio 1879-89 coincise pertanto con il periodo che a ragione va considerato come la fase d’incubazione dello sviluppo industriale locale.

Nella seconda metà del decennio 1880-90 sorsero due aziende di costruzioni meccaniche legate alla fabbricazione di locomotive e motori e due nuove aziende tessili.

Saronno fu interessata da importanti investimenti stranieri, si insediarono alcune importanti aziende: Maschinen Fabrik (costruzioni meccaniche), Torley (trecce e nastri), Poss (cotonificio), che iniziarono le loro attività tra il 1889 e il 1894. Nello stesso periodo si svilupparono alcune significative iniziative imprenditoriali con capitali locali di cui furono protagoniste le famiglie Lazzaroni (biscotti) e Parma (casseforti); infine va ricordata l’officina meccanica legata al deposito delle FNM.

Le moderne attività promosse dal capitale straniero fecero uscire la zona da una condizione di marginalità economica permettendo di recuperare in tempi relativamente brevi il ritardo che il Saronnese aveva accumulato rispetto alle altre località dell’Alto Milanese.

L’inchiesta industriale del Sabbatini sulle attività presenti nella provincia di Milano, promossa dalla Camera di Commercio nel 1893, evidenziava come Saronno vivesse in quegli anni una profonda trasformazione.

Molti degli stabilimenti tessili, nati alla fine degli anni Sessanta esaurirono presto il loro ciclo, tant’è che nell’inchiesta Sabbatini non sono più indicati; nel frattempo il settore meccanico aveva assunto un ruolo prevalente rispetto a quello tessile. Questo assetto strutturale dell’industrializzazione saronnese non subì sostanziali modificazioni nemmeno nel corso del periodo giolittiano mantenendo inalterata la medesima fisionomia per buona parte del Novecento.

Nelle motivazioni che indussero le nuove industrie ad insediarsi a Saronno prevalsero fattori quali l’accessibilità (dovuta alla ferrovia) ma anche il vantaggioso costo dei suoli, infine una manodopera remissiva, desiderosa di emanciparsi dal lavoro agricolo e disposta a salari più bassi di quelli che si percepivano nel capoluogo lombardo.

Non furono soltanto fattori esogeni quelli che indussero lo sviluppo industriale nel saronnese, non si può trascurare il ruolo dei liberali saronnesi, della classe dirigente locale, che seppe in alcune circostanze interpretare positivamente le tendenze economiche in atto in Lombardia mobilitandosi e anticipando analoghe iniziative di maggiorenti di altre località vicine.

(dai Quaderni del Museo MILS, n. 9, Giuseppe Nigro, Lavoro e industria a Saronno tra Ottocento e Novecento, Varese, Macchione Editore, 2018, p. 15-29.).

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