Magnetofono costituito da una valigia in legno ricoperto in tela plastificata bianca e nera.
Il coperchio è incernierato sul fondo ed è apribile dopo aver sbloccato il dispositivo frontale.
Frontalmente, sulla base, è inserita una maniglia in gomma e metallo per il trasporto.
Nella base sono inseriti il motore, i circuiti di funzionamento del magnetofono e l'altoparlante. La faccia superiore della base è costituita da una lamina in metallo nella quale è inserito il dispositivo d'uso. Questo è costituito due fusi con inserite due bobine di nastro magnetico e i comandi d'uso: un selettore per la modalità d'uso registrazione/riproduzione, un selettore per avanzamento veloce/riavvolgimento veloce/arresto del nastro/riproduzione, il potenziometro per la regolazione del volume, il potenziometro per la regolazione dei toni e due boccole per il collegamento in ingresso di microfono e radio e in uscita di un altoparlante supplementare, una livella a bolla.
Il nastro magnetico scorre tra le testine di registrazione e riproduzione.
Dal retro fuoriesce il cavo di collegamento alla rete elettrica.
Sotto alla base è inserita una griglia di aerazione per il raffreddamento dei circuiti e un commutatore per la selezione della tensione di alimentazione.
Lateralmente sono posizionati l'altoparlante protetto da una griglia in plastica e un'altra griglia di aerazione.
Il magnetofono permetteva la registrazione di suoni su nastro magnetico e riproduzione di suoni memorizzati su nastro magnetico.
La registrazione e riproduzione del suono ha inizio nel 1877 con il fonografo di Edison che utilizzava cilindri incisi come supporti. Nel 1889 invece venne brevettata da Bell e Tainter e successivamente rivisitata da parte di Berliner, la registrazione per incisione su dischi in gommalacca. Dopo un po' di sperimentazione, Berliner lanciò commercialmente l'apparecchio e i primi dischi, incisi su un solo lato, nel 1892.
Nel 1898 venne invece brevettato il primo sistema di registrazione del suono su una sottile lamina d'acciaio: il telegrafono di Valdemar Poulsen permetteva di trasformare le pulsazioni binarie generate da una bobina magnetizzata da impulsi telegrafici.
Solo nel 1947 si arrivò all'invenzione, da parte di Arrigo Castelli, del magnetofono. Castelli ideò prima la registrazione su filo d'acciaio e successivamente quella su nastro magnetico. Fondò anche la “Magnetofoni Castelli” per la loro produzione. Anche la “Geloso” produceva magnetofoni su licenza Castelli. Il nastro magnetico era avvolto su bobine difficili da caricare e facilmente soggette a danneggiamento.
A metà degli anni sessanta iniziò la produzione delle audiocassette (musicassette, Compact cassette), destinate a sottrarre parte del mercato ai registratori a nastro magnetico (oltre che ai dischi in vinile), per la loro semplicità d'uso e il basso costo.