Calcolatrice in metallo verniciato di nero e verde, di forma parallellepipeda.
La faccia superiore è occupata dalla tastiera estesa, costittuita da 9 colonne (una per ogni posizione decimale) di 9 tasti ciascuna, di colori bianchi e neri, per l'impostazione dei numeri più un tasto verde di rilascio (utilizzato in caso di errata pressione di un tasto).
Sotto alle colonne di tasti è inserito il totalizzatore dove si legge il risultato delle operazioni.
Sul lato destro è inserita una manovella per l'azzeramento del totalizzatore.
Utilizzata negli uffici per il calcolo e la contabilizzazione, ad esempio nel calcolo preciso dei valori riguardanti il carico e lo scarico delle merci nelle relazioni a carro, ecc.
La pressione di un tasto provocava la somma del corrispondente valore nella corretta posizione decimale, senza bisogno di ulteriori operazioni, quali ad esempio la rotazione di una manovella.
Il risultato viene indicato nel totalizzatore.
Nel 1623, Wilhelm Schickar costruì il primo prototipo di una calcolatrice, chiamato Orologio calcolatore, di cui restò traccia solo in lettere a Giovanni Keplero. Circa 20 anni dopo, nel 1642, il matematico francese Blaise Pascal inventò il dispositivo di calcolo denominato Pascalina che permetteva di eseguire addizioni. Tra il 1671 e il 1694, il matematico tedesco Gottfried Leibniz si dedicò allo sviluppo dell'addizionatrice di Pascal realizzando la prima macchina calcolatrice in grado di eseguire anche le moltiplicazioni grazie ad un innovativo meccanismo chiamato traspositore, basato su un cilindro a scalini con rilievi di diversa lunghezza, che permetteva la ripetizione automatica dell'addizione, ottenendo la moltiplicazione senza la necessità della continua reimpostazione dei numeri. All'inizio del secolo successivo, l'italiano Giovanni Poleni introdusse un nuovo traspositore, basato su una ruota con pioli sporgenti mobili. Questi due dispositivi furono alla base di quasi tutte le macchine in grado di eseguire moltiplicazioni realizzate nei secoli seguenti.
Nel tempo vennero introdotte numerose innovazioni quali l'uso della tastiera, estesa o ridotta, dell'addizionatore intermedio per il controllo dei dati, il meccanismo a pioli ribaltato.
Da subito però la ricerca si rivolse all'automazione delle macchine da calcolo e allo sviluppo di calcolatrici alimentate elettricamente. Già nel 1882 Herman Hollerith realizzò al MIT le prime macchine calcolatrici elettriche a schede perforate. Le calcolatrici a manovella dominarono il mercato da ufficio dagli anni '30 agli anni '70 del XX secolo, sostituite successivamente da quelle elettroniche. Nel 1971 venne introdotta sul mercato la prima calcolatrice portatile, la Sharp EL-8 commercializzata anche come Facit 1111. Da allora l'evoluzione delle calcolatrici portatili da parte delle aziende costruttrici quali HP e Texas Instruments, si arricchì sempre più di funzioni fino a diventare veri e propri computer palmari.
Alla fine del XIX secolo nacquero anche le macchine addizionatrici successivamente anche sottrattrici ecc. Nel 1888 ad esempio, William Burroughs ottenne il brevetto per un'addziionatrice scrivente successivamente migliorata e commercializzata. A partire dal 1911 la “Borroughs Adding Machine Co.” inziò anche la produzione di calcolatrici con funzionamento simile al Comptometer inventato da Dorr E. Felt nel 1885 ovvero con i tasti della calcolatrice che operano direttamente sul meccanismo di calcolo, senza necessità di girare alcuna manovella per eseguire il calcolo.
Nelle mani di un operatore esperto queste macchine erano estremamente rapide nell'eseguire addizioni. Infatti tutte le cifre significative potevano essere immesse simultaneamente, usando entrambe le mani e senza perdere tempo a scrivere gli zeri. Poiché per eseguire delle semplici somme con un calcolatore la maggior parte del tempo viene perso nell'immissione dei dati, queste calcolatrici a pressione di tasti risultavano molto veloci per l'esecuzione di lunghe serie di addizioni. Di conseguenza in alcune applicazioni, per quanto molto limitate, queste macchine rimasero in uso per oltre un secolo, ben oltre l'introduzione delle calcolatrici elettroniche. Inoltre, per la solidità della costruzione e la bontà dei materiali impiegati, le singole macchine restarono spesso in funzione per decine d'anni. Un difetto era la mancanza del dispositvio di stampa, successivamente inserito con il Comptograph ma di scarso successo a causa della difficile convivenza tra il meccanismo di stampa e quello di calcolo a pressione dei tasti.
Questa calcolatrice Burroughs Portable venne utilizzata dagli operatori degli Uffici Tecnici e Amministrativi delle Ferrovie Nord Milano dagli anni '20 agli anni '40.