Parma

Antonio Parma, un uomo che seppe costruire dal nulla un’azienda leader nei sistemi per la sicurezza.

Antonio Parma, nato a Lainate nel 1854, iniziò a lavorare molto giovane a Milano in un’officina che realizzava serrature. Nel 1870 a soli sedici anni, decise di mettersi in proprio. Iniziò a produrre a Lainate piccoli forzieri, chiavi, serrature e congegni di sicurezza.

Il successo fu immediato e nel 1881 l’Amministrazione della Basilica di Sant’Ambrogio di Milano affidò alla Parma la costruzione di una custodia per il celebre Pallio d’oro dell’altare maggiore.

Il Pallio d’oro era un gioiello dell’oreficeria longobarda (IX secolo) in bassorilievo realizzata tra l’824 e l’859 da Volvinio, un monaco orafo. Le lastre d’oro erano tempestate di gemme e pietre preziose. L’opera avvolgeva l’altare a mo’ di manto e per questo motivo era chiamata «pallio (ossia paramento) d’oro».

Il lato posteriore è attribuito a Volvinio (Magister phaber Volvinius) mentre la parte anteriore, differente nello stile, è attribuita a dei generici Maestri delle Storie di Cristo. A Volvinio spettò comunque la gestione di tutta l’opera; in essa infatti compare solo la sua firma.
Il lato anteriore del Pallio, ossia quello rivolto ai fedeli, è in oro. La parte centrale contiene una croce con al centro un ovale che raffigura il Cristo Pantocratore in trono. In corrispondenza dei bracci sono invece raffigurati i simboli dei quattro evangelisti; nei quattro pannelli d’angolo sono raffigurati gli apostoli.

Nei due pannelli laterali sono raffigurate le Storie di Cristo.

ll lato posteriore, in argento con alcuni particolari in oro, ha al centro due sportelli, ciascuno con un arcangelo (Michele a sinistra e Gabriele a destra) e una scena di omaggio: Ambrogio che incorona il vescovo Angilberto a sinistra e Ambrogio che incorona Vuolvino a destra.

I pannelli laterali rappresentano dodici scene con le Storie di Sant’Ambrogio.

Alla fine del ‘700 il Pallio d’Oro passò indenne al tentativo di requisizione da parte delle truppe napoleoniche anche grazie all’astuzia del Prevosto Monsignor Gabrio Nava (1758-1831), che fra l’altro era cugino di Federico Confalonieri.

Si racconta che al rifiuto categorico di Mons. Nava di consegnare il Pallio d’Oro a Napoleone, questi lanciò una sfida: sarebbe tornato il giorno dopo, avrebbero pesato il Pallio ed esso sarebbe rimasto a Milano solo se il suo peso fosse stato inferiore a un certo valore.

Napoleone non aveva tenuto conto della furbizia di Mons. Nava che durante la notte tolse al Pallio d’Oro alcuni pezzi interni in modo da diminuirne il peso.

Negli ultimi decenni dell’800 la delinquenza diventò sempre più organizzata e questo preoccupò la gerarchia della Basilica che affidò ad Antonio Parma la commessa di realizzare una protezione adeguata per il Pallio d’Oro.

Antonio Parma realizzò una corazzatura in acciaio e ottone con la verniciatura arricchita da borchie e fregi dorati.

La cassaforte era assemblabile e disassemblabile in modo relativamente semplice in modo che le sue ante potessero essere aperte in occasioni di importanti cerimonie.

Dopo quasi 100 anni di onorato servizio, nel 1974 la cassaforte fu sostituita con un contenitore di vetro corazzato; in tal modo il Pallio d’oro fu permanentemente visibile.

La realizzazione del contenitore corazzato del Pallio d’oro diede grande notorietà all’azienda di Antonio Parma che ben presto avviò la produzione di casseforti per banche, rompendo il monopolio detenuto dai costruttori stranieri soprattutto austriaci. Proprio per il predominio dell’industria austriaca le casseforti in Italia venivano anche chiamate «Viennesi».

Nel 1901 Antonio Parma trasferì l’attività a Saronno fra via Marconi e via Piave.
A differenza di Lainate, Saronno era già servita dall’energia elettrica che permise all’azienda di elettrificare i processi produttivi.

Nel 1922 a 68 anni Antonio Parma morì; qualche mese prima gli era stata concessa l’onorificenza di Cavaliere del Lavoro.