Antonio Parma, un uomo che seppe costruire dal nulla un’azienda leader nei sistemi per la sicurezza
Antonio Parma nacque a Lainate nel 1854; iniziò a lavorare molto giovane a Milano in un’officina che produceva serrature e nel 1870 a soli sedici anni decise di mettersi in proprio. Iniziò a produrre a Lainate chiavi, serrature e congegni di sicurezza.
L’azienda ebbe subito successo e nel 1881 ad Antonio Parma si presentò una grande occasione: l’Amministrazione della Basilica di Sant’Ambrogio di Milano gli affidò la costruzione di una custodia corazzata per il celebre Pallio d’oro dell’altare maggiore della Basilica.
Il Pallio d’oro, un gioiello dell’oreficeria longobarda del IX secolo, fu realizzato da Volvinio, un monaco orafo.
Le lastre d’oro erano tempestate di gemme e pietre preziose a spicco. L’opera avvolgeva l’altare a mo’ di manto ed è per questo motivo che era chiamata «pallio (ossia paramento) d’oro».
Durante i secoli i tentativi di furto furono molti e per fortuna sventati; in particolare negli ultimi decenni dell’800 la delinquenza diventò sempre più organizzata e questo preoccupò la gerarchia della Basilica che affidò appunto ad Antonio Parma la commessa di realizzare una protezione adeguata per il Pallio d’Oro.
La realizzazione del contenitore corazzato dell’altare di Sant’Ambrogio (che oggi è esposto al MILS) diede grande visibilità all’azienda di Antonio Parma che ben presto avviò la produzione di casseforti per banche, spezzando il monopolio detenuto dai costruttori stranieri (tedeschi, inglesi e soprattutto austriaci). Proprio per il predominio dell’industria austriaca le casseforti in Italia venivano anche chiamate «le viennesi».
Il marchio dell’azienda di Antonio Parma riproduceva l’immagine della sfinge, custode di segreti, un simbolo che ben si addiceva all’ attività della società.
Nel 1901 Antonio Parma trasferì la sua azienda da Lainate a Saronno, occupando una vasta area fra via Marconi e via Piave. A differenza di Lainate, Saronno era già servita dall’energia elettrica e ciò permise all’azienda di elettrificare i processi produttivi. All’epoca la Parma dava lavoro a oltre 100 persone.
A Saronno nacque un moderno stabilimento e dal primo decennio del Novecento la ditta si dedicò alla costruzione di cassette di sicurezza per banche e di sistemi di sicurezza per caveaux bancari. Le cassette di sicurezza si distinsero anche per alcuni elementi architettonici e di design particolarmente originali.
Antonio Parma riuscì a formare un nucleo di validi tecnici specializzati e presto il suo nome e i suoi congegni di sicurezza diventarono conosciuti in Italia e all’estero.
Grazie alla qualità dei suoi manufatti, l’azienda acquisì nuovi clienti, anche in ambito non bancario e i prodotti della Parma ebbero vari riconoscimenti, tra cui i fregi di fornitore della Real Casa Savoia e della Santa Sede.
Nel 1916 lo stabilimento si ingrandì ulteriormente e si dotò di nuovi macchinari; nello stesso tempo la Parma ampliò l’ufficio tecnico per la progettazione di nuovi dispositivi, che vennero via via brevettati.
Tutte le fasi di lavorazione (tranciatura, piega, fresatura, saldatura, verniciatura, montaggio ecc.) si svolgevano all’interno della fabbrica di Saronno, che contava ormai 300 dipendenti. Parma divenne fornitore dei maggiori istituti di credito italiani ed esteri, di uffici pubblici, società e privati.
Nel 1922, in riconoscenza del prestigio acquisito e alla funzione sociale svolta dall’impresa, un regio decreto conferì ad Antonio Parma l’onorificenza di Cavaliere del Lavoro, un riconoscimento riservato a chi dal nulla era riuscito a creare una fiorente impresa.
Nello stesso anno a 68 anni Antonio Parma morì.
Già da qualche anno i cinque figli di Antonio Parma (Angelo, Ernesto, Piero, Paolo e Ambrogio) erano entrati nella gestione della società che nel 1923 cambiò la sua ragione sociale in Parma Antonio & Figli.
Emilio Poss e il coinvolgimento suo e della sua famiglia nella storia economica di Saronno
Questa nota è stata redatta utilizzando le informazioni contenute nel libro di Giuseppe Nigro “Storie d’impresa in Lombardia dall’Ottocento al secondo dopoguerra” – Biblion Edizioni (2021) – Quaderno MILS n. 11
Emilio Poss nacque a Milano nel 1843; il padre Alessandro era un finanziere trentino che nella prima metà dell’800 fu attivo sia in Austria (a Vienna) che in Trentino dove aveva messo su una filanda serica e si era dedicato al commercio della seta.
A metà dell’800 la famiglia Poss si trasferì a Milano dove seppe allacciare proficue relazioni con gli imprenditori tessili lombardi e in particolare con Eugenio Cantoni.
Anche il matrimonio di Emilio Poss con Luigia (Luisa) Malegue appartenente a una facoltosa famiglia servì ad accrescere la visibilità dei Poss nella società milanese.
Come altri imprenditori tessili, Emilio Poss capì la crescente importanza del cotone e la redditività di questo segmento di mercato favorito dopo il 1978 dal Governo italiano attraverso una politica protezionistica che imponeva dazi ai prodotti tessili provenienti dall’estero. Non mancarono tuttavia momenti di crisi come quelli alla fine dell’800 che il Corriere della Sera attribuì più che altro all’arretratezza degli impianti nei cotonifici di casa nostra.
Fu nel 1885 che Emilio Poss decise di creare a Legnano un moderno impianto di tessitura con telai meccanici funzionanti con energia a vapore. Condivise la sede con l’azienda di filatura di Fedele Borghi.
La coabitazione delle due aziende consentì indubbie sinergie ma alla fine la convivenza non risultò facile e nel 1893 Emilio Poss decise di creare un’attività a Saronno che inizialmente fu parallela a quella di Legnano, che però dopo qualche anno fu ceduta ai Borghi. I Poss si concentrarono sul Saronnese e proprio a Saronno acquistarono una vasta area in zona Santuario.
A Saronno il Cotonificio Poss trasse vantaggio di una manodopera “docile” fatta per lo più da contadini trasformatosi in operai; ciò assicurò una ridotta conflittualità a differenza di quanto succedeva in altri centri dell’Alto Milanese. Furono anche importanti le politiche a favore dello sviluppo economico di Saronno messe in atto dal sindaco Domenico Beghé e dal Consigliere provinciale Livio Bonalumi.
I Poss si espansero e oltre a quello di Saronno aprirono due nuovi stabilimenti, uno a Uboldo (1904) e l’altro a Cesate Milanese (1908). Furono progettati in linea con i più moderni criteri dell’architettura industriale con una struttura a “sviluppo orizzontale” e con i caratteristici tetti a “shed”. I macchinari vennero acquistati all’estero (soprattutto in Svizzera), ma le caldaie che producevano la forza motrice furono costruite a Saronno dalla Machinenfabrik.
Il gruppo Poss divenne nel settore tessile uno dei più importanti in Italia.
Nella sua attività imprenditoriale Emilio Poss fu aiutato dal giovane figlio Alessandro che già nel 1893 a soli 17 anni fu inserito nella vita dell’azienda.
Nel 1902 il Cotonificio Poss a Saronno contava 312 telai meccanici e 248 addetti (208 donne, 22 uomini e 18 ragazzi sotto i 15 anni).
A differenza del padre che continuò a risiedere a Milano (prima in via Senato e poi in corso Monforte), Alessandro Poss dal 1905 visse a Saronno prima in Piazza Umberto I e poi in una villa tra Saronno e Uboldo. Nel 1903 Alessandro Poss sposò Carolina Chiesa da cui ebbe 4 figli: Giorgio (1904), Edoardo (1906), Luisa (1907) ed Emilio (1909).
Intanto nel 1904 Emilio Poss aveva ampliato lo stabilimento di Saronno e aveva cominciato a “elettrificare” i processi produttivi grazie all’energia elettrica della centrale di Vignola.
Grazie anche al figlio Alessandro, Emilio Poss iniziò a esplorare nuove opportunità come
a. la produzione di tela per pneumatici (1913), settore questo che allora rappresentava un monopolio delle aziende francesi;
b. la produzione di fibre artificiali e in particolare di seta artificiale estratta dalla cellulosa (1918).
La vita professionale di Emilio Poss non fu sempre costellata da successi e fu caratterizzata anche da incidenti di percorso più o meno gravi come:
– nei primi anni di attività a Saronno, un contenzioso con le autorità ecclesiastiche locali a causa dei numerosi carri che trasportavano le balle di cotone e che turbavano la quiete dei Saronnesi residenti in zona Santuario;
– nel 1913 l’accusa di mancato rispetto della legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli che vietava il loro impiego dopo le ore 20;
– ma soprattutto nel 1915 il coinvolgimento – come membro del Consiglio di Amministrazione – nel fallimento del Calzificio Italiano di Caronno Milanese.
Anche se per pochi giorni i membri del Consiglio di Amministrazione del calzificio, fra cui oltre a Emilio Poss anche Giuseppe Frua, furono arrestati su ordine del Tribunale di Busto Arsizio.
Soprattutto a causa di quest’ultimo episodio Emilio Poss nel 1915 a 72 anni decise di lasciare la gestione dell’azienda completamente al figlio Alessandro che allora aveva 39 anni. Il Cotonificio continuò ad espandersi e tra il 1919 e il 1920 contò oltre 2.500 addetti.
Nella sua “nuova vita” Emilio Poss si dedicò a varie iniziative sociali come quelle a favore degli orfani di guerra, confermando così il suo “spirito patriottico” già evidenziatosi con l’appoggio anche finanziario alla guerra in Libia.
Negli ultimi anni Emilio Poss si dedicò all’ amministrazione del patrimonio familiare che comprendeva anche la villa della moglie a Intra e la villa di Verbania da lui acquistata.
Emilio Poss mori nel 1922 a 79 anni.
LA FAMIGLIA POSS E SARONNO
La famiglia Poss fu protagonista della storia economica di Saronno non solo con il Cotonificio ma anche con la FIMI Phonola operante nel settore degli apparecchi radio e televisivi.
La Famiglia Poss detenne la maggioranza del capitale sociale della FIMI dal 1941 al 1969. Alessandro Poss, figlio di Emilio, fu Presidente della FIMI dal 1941 fino alla sua morte nel 1957. Gli successe il figlio Emilio.
Altri membri della famiglia Poss fecero parte del Consiglio di Amministrazione della FIMI:Edoardo già a partire dal 1938, Emilio (figlio di Alessandro), il barone Luigi Parrilli (genero di Alessandro Poss avendo sposato la figlia Luisa), Giorgio Poss (ultimogenito di Alessandro Poss).
Il Cotonificio Poss chiuse i battenti il 31/12/1965.
La FIMI è tuttora attiva nel settore dei display per apparecchiature medicali; nel 1969 passò dalla proprietà Poss a quella della Philips e nel 2010 a quella del gruppo belga della Barco.