Nel giorno della festa delle donne vogliamo ricordare due imprenditrici di Saronno: Nina Biffi della Gianetti Ruote e Giuseppina Carnelli della LUS (Legnani Umberto Saronno).
Nello stesso tempo non possiamo dimenticare le tante operaie che con il loro lavoro sono state protagoniste dello sviluppo industriale e sociale di Saronno e del territorio. A tutte loro va il nostro grazie.
Nina Biffi, moglie di Giuseppe Gianetti, nacque a Saronno nel 1893 da famiglia agiata. Insieme alle sorelle, Carla e Virginia, fu educata presso le Suore Orsoline di San Carlo che si erano insediate a Saronno all’inizio del XX secolo. A venti anni sposò Giuseppe Gianetti.
Per quasi un decennio – dopo la morte del marito (1950) –  gestì la Gianetti, prima insieme alla figlia Pina e al genero Piero Labadini e poi da sola.
Nel 1959 cedette la Gianetti Ruote al Gruppo Fergat di Torino.
A Saronno fu una figura molto conosciuta e amatissima, non solo per la sua attività d’imprenditrice ma soprattutto per le sue tante iniziative benefiche e culturali.
Fra queste la Fondazione Giuseppe Gianetti,  il Museo della Ceramica Gianetti, la Casa di Riposo Giulio Gianetti, l’ Asilo Nido intitolato alla figlia Giuseppina.
Nina Biffi, la “mitica sciora Nina”, morì – compianta da tutta la cittadinanza – il 20 Marzo 1974. In linea con il suo stile riservato, ha voluto funerali semplicissimi.
Giuseppina Carnelli sposò Umberto Legnani e fu sempre al suo fianco. Quando nel 1928 il marito fu licenziato, fu lei a incoraggiarlo a mettersi in proprio e a fondare la LUS (Legnani Umberto Saronno).
Ci fu sempre lei dietro ogni decisione importante del marito. Quando Umberto Legnani parlava era frequente che usasse il “noi” proprio per evidenziare il ruolo di Giuseppina.
Dopo la morte di Umberto Legnani nel 1968, Giuseppina Carnelli ereditò la gestione dell’azienda conservandone l’impronta familiare, tipica di tante industrie lombarde.
Nell’impresa lavorarono fratelli, nipoti e successivamente pronipoti di Umberto Legnani e della signora Carnelli che guidò l’azienda fino al 2000, quando morì all’età di 98 anni. Chi l’ha conosciuta ed è stato alle sue dipendenze la ricorda ancora come una donna decisa, a volte severa, con idee e obiettivi chiari.